OMO CHANGE

Padova. Il Festival Internazionale di Fotogiornalismo si tiene a Padova dal 4 al 27 giugno e si snoda in due punti della città: l’area cittadina con mostre in alcuni dei palazzi più di riguardo del centro (dalla Loggia della Gran Guardia alle Scuderie di Palazzo Moroni) e la Cattedrale Ex Macello.

Proprio nella Cattedrale Ex Macello si concentrano, nei weekend, talk e visite guidate con i fotografi in mostra. I fotografi sono tanti e tutti differenti, quindi è stato difficile scegliere a quali dare la precedenza. La scelta è caduta su Fausto Podavini con il suo Omo Change, un progetto che in 80 foto e 6 anni di viaggi, racconta cosa può succedere quando l’uomo decide di sfidare la natura. Il progetto si concentra sulla valle dell’Omo, tra Etiopia e Kenia, mostrando quello che c’era e quello che è venuto dopo, concentrandosi sulle etnie che vivono e convivono con l’intromissione dei paesi “civilizzati” e con la costruzione della più grande diga mai costruita in Africa.

Fausto Podavini ha raccontato il suo progetto ma, sentirlo parlare, ha fatto subito pensare ad un viaggio nel cuore dell’Africa con un intento molto personale e per nulla didascalico. Le foto di Omo Change ci portano in un mondo che, purtroppo, oggi, non c’è più e ci mostrano, con lo sguardo di chi ne è stato testimone, il mondo che ne è derivato. Mostrano una domanda molto semplice da una parte (Quello che vediamo è effettivamente progresso?) ma complicatissima nella risposta: interessi internazionali, geopolitici ed economici si intersecano con le vite di chi è troppo piccolo in rapporto ad essi. Sentire le storie di luoghi e persone raccontate direttamente, con aneddoti e complessità di un progetto che si sviluppa su larghissima scala, non è stato solo interessante ma costruttivo. Usare le foto, queste foto, bilanciando il bisogno personale di capire una situazione ma, allo stesso tempo, la denuncia per quanto stava succedendo senza cadere nel retorico, nel drammatico o nella pedagogia è un intento che riesce a pochi. È stato un onore poter sentire direttamente dalla fonte le idee che hanno mosso questo progetto ed è stato molto bello poter avere di prima mano la spiegazione di alcune delle foto esposte in termini di situazione, luoghi ed impressioni che hanno portato alla nascita di Omo Change.

Una citazione di Pennac mi sembra particolarmente appropriata quando si parla di Omo Change:

Ho fatto delle foto.
Ho fotografato invece di parlare.
Ho fotografato per non dimenticare.
Per non smettere di guardare.

 

Giulia Morabito per Romagna Street Photography

 

© foto editoriali Giulia Morabito